Il 21 giugno di ogni anno ricorre la Giornata mondiale della SLA. Nel corso degli anni, diversi studi hanno comprovato l’importanza della fisioterapia nella riabilitazione di questa malattia multi-sistemica, progressiva e invalidante, soprattutto in virtù degli sviluppi della ricerca e dell’innovazione tecnologica, tutti finalizzati a rallentarne il decorso.
Nonostante l’assenza di un’effettiva cura e il rapido decorso della malattia, le evidenze scientifiche hanno riscontrato che l’approccio migliore nella gestione della SLA sia di tipo multidisciplinare, in cui la presenza di diverse figure professionali consente l’attuazione di un piano riabilitativo mirato al recupero funzionale del soggetto e all’ottimizzazione della vita quotidiana.
In questo scenario, il fisioterapista ricopre un ruolo fondamentale, sia nella valutazione del sistema motorio e degli aspetti soggettivi della malattia (come le alterazioni sensoriali e cognitive) che, soprattutto, nella pianificazione di un piano riabilitativo basato su fattori ambientali, caratteristiche adattative del paziente e obiettivi. La fisioterapia nel paziente affetto da SLA si compone principalmente di interventi terapeutici neuromotori e respiratorio.
Nelle fasi iniziali della malattia, l’approccio fisioterapico sarà preventivo, finalizzato al mantenimento delle funzioni motorie e respiratorie e all’eventuale rinforzo dei muscoli non colpiti dalla malattia. In un secondo momento, invece, l’intervento terapeutico sarà mirato alla prevenzione delle complicanze dovute all’immobilità e al monitoraggio dei sintomi.