Dopo l’Alzheimer, il morbo di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa progressiva più diffusa al mondo.
L’11 aprile ricorre la Giornata mondiale del morbo di Parkinson, voluta dall’European Parkinson’s Disease Association (EPDA), e coincide con la data di nascita di James Parkinson, medico inglese che nel 1817 scoprì per la prima volta questa patologia.
Descritta per la prima volta dall’omonimo medico inglese all’inizio dell’Ottocento come “forma di paralisi agitante”, sebbene abbia una maggiore incidenza sulla popolazione maschile, la patologia colpisce indistintamente dal sesso e ha un’insorgenza media tra i 58 e i 60 anni. Ad oggi non esiste una cura.
Parkinson e riabilitazione
La riabilitazione neurologica o neuroriabilitazione è quella branca della medicina riabilitativa che si occupa del recupero dei deficit e delle disabilità causate da malattie neurologiche. È rivolta a tutti coloro che, a seguito di malattie congenite o acquisite a carico del sistema nervoso centrale o periferico, hanno subito una qualche perdita di autonomia. Il morbo di Parkinson – così come la malattia di Alzheimer, gli ictus, la sclerosi multipla o a placche, polinevriti, miopatie et similia – rientrano all’interno di questo particolare tipo di patologie.
Tutte le malattie neurodegenerative danno luogo alla necessità di una riabilitazione neurologica. Oltre ad essere estremamente complesse, i migliori risultati nel trattamento tali patologie si possono ottenere solo attraverso un approccio multidisciplinare, che integri il lavoro di fisiatri, neurologi, fisioterapisti, terapisti occupazionali, logopedisti e podologi.
Il fine ultimo della riabilitazione neurologica è quello di ridurre la disabilità derivata da problemi come il Parkinson. Benché non esista una cura a tale patologia, favorendo la capacità adattiva di recupero della persona assistita e stimolando la partecipazione attiva al programma riabilitativo integrato, è comunque possibile migliorare la qualità della vita del paziente.